androcom ha scritto:
Oltre alla innovazione, il progresso richiede l’estinzione della povertà. L’esistenza stessa della povertà, la sua sola esistenza, già è elemento sufficiente per dire che il progresso e l’evoluzione non esistono. Inoltre, l’esistenza e l’estinzione della povertà non è un problema economico, ma politico.
La definizione moderna di povertà oggi non è di tipo assoluto ma relativo.
Vero che è problema politco perchè è la politica che definisce il concetto di povertà.
Si è poveri quando si è sotto una certa soglia media di reddito, anzi mediana.
Piu' precisamente un certo percentile: il venticinquesimo, di solito. ma non importa che sia il ventesimo o il 30°.
Importa che, per definizione, la povertà esiste sempre. Anche la Svizzera ha i suoi poveri. Anche la Svezia.
Siamo prigionieri della definizione che ci siamo dati e del fatto che (per fortuna) non siamo tutti uguali, cloni, fotocopie, ma siamo tutti diversi.
C'è poi un problema, emerso di recente.
Anche se in una immaginaria simulazione fossimo tutti uguali, con lo stesso skill, lo stesso know-how, lo stesso capitale economico di partenza, abilità negli affari, capacità d'impresa e di innovazione, le stesse basi di opportunità sociale e culturale, la stessa salute, .... ecco dopo 5 anni saremmo tutti diversi.
Qualcuno sarebbe piu' ricco. Qualcuno piu' povero.
Questo è stato sperimentato nell'ambito di un progetto di ricerca, con modelli computerizzati.
È tra l'altro interessante la spiegazione del motivo, anche se è lunghetta da raccontare.
Ma forse non importa, perchè è sotto gli occhi di tutti che non siamo tutti uguali, perché ognuno di noi ha capacità e potenzialità diverse, perché siamo in una società in cui queste diverse capacità sono implicate (e premiate) in diversi compiti, mestieri, attitudini, aspirazioni, tendenze.
Quello che chiedi, pur auspicabile, è impossibile.
L'innovazione ed il progresso non possono dare quello che chiedi.
Possiamo solo ristribuire ed alleviare le asperità di chi ha meno successo. Possiamo ridurre il numero dei poveri, farli uscire dalla soglia della povertà. Ma altri ci entreranno.
Certi che se fermiano l'innovazione, se fermiamo lo sviluppo, sarà ancora peggio.
L'innovazione ed i progresso sono come un motore.
Poi cosa decidiamo di trainare (un carrello, una roulotte, un TIR) è compito della politica.
Poi se il traino è troppo pesante o se regoliamo male il motore, la carburazione, questo si ferma. E sarebbe un disastro.
Certo che si puo' anche rischiare, ma significherebbe la morte per centinaia di milioni di persone.
E vorrei vedere chi si prenderebbe la responsabilità di decidere chi vive e chi muore, andando poi anche a dirlo in faccia ai diretti interessati.
Io non oserei.
Ciao,
Francesco