Il paradosso del reddito nasce da una intuizione, che può essere valida, ma che è stata formulata in modo non corretto. Infatti, il reddito disponibile per acquisire il prezzo dell’offerta [prezzo totale dell’offerta del mercato] include anche i profitti, per cui il reddito da lavoro sommato ai profitti [reddito totale della domanda: reddito da lavoro + reddito da profitto] riesca a pagare il prezzo dell’offerta [dato dal costo/reddito del lavoro e dai profitti, espressi dal ricarico o mark-up]. Questa equazione sembrerebbe porre la condizione, secondo cui l’imprenditore chiede al consumatore [a cui appartiene l’imprenditore stesso] la stessa somma che egli investe nella produzione. Ma ciò non è vero. Infatti, l’economia guarda sempre alla crescita del PIL. Questo significa che il ricarico, cioè il mark-up, cioè il profitto, chiede qualcosa in più rispetto allo scambio precedente. Per questo il reddito della domanda risulta sopravanzato dal prezzo dell’offerta. Ciò dovrebbe spiegare l’inflazione, a cui corrisponderebbe l’accumulo della ricchezza nella variazione dell’incremento del profitto dell’imprenditore. Il nuovo profitto non equivale a quello vecchio, guadagnato dallo scambio precedente e investito per pagare il prezzo della nuova offerta [cioè della parte di profitto richiesto, ad esso appartenente], ma equivale a una somma in più, che viene quindi pagata dal reddito del lavoratore. Quindi l’intero reddito non riesce a pagare l’intero prezzo, e ciò si verifica nella perdita di potere di acquisto della moneta, a cui dovrebbe corrispondere l’incremento del profitto, come trasferimento indiretto di ricchezza dal lavoratore all’imprenditore.
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