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 [ 5 messaggi ] 
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Le cause della crisi mondiale
MessaggioInviato: 27/02/2009, 22:17 
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Iscritto il: 04/02/2009, 15:47
Messaggi: 57
Io sono ignorante in fatto di economia, nonostante i miei studi, ma mi chiedo come possano pochi mutui mettere in crisi la finanza mondiale. Si è parlato di 100 mila mutui in America non pagati. Ipotizzando che ciascun mutuo valga 200 mila Euro, la cifra totale è di soli 20 miliardi di Euro. Perché allora la finanza mondiale necessita di più di 2000 miliardi di Euro per risollevarsi ? La crisi dei mutui deve essere stata solo l’innesco che ha fatto saltare un sistema ben più complesso, quello fondato sulla differenza di funzionamento tra impieghi finanziari di lungo periodo [cioè i risparmi bancari reinvestiti nell'industria] e necessità di liquidità a breve, oltre che sul problema della sovraproduzione, perché la tecnologia dura, e quindi non se ne richiede il ricambio, mentre le aziende necessitano di continue vendite per trarne profitto. E’ quello capitalistico un sistema contraddittorio, che può funzionare sono in una condizione di continua espansione della domanda, condizione che non può sussistere a causa delle caratteristiche della tecnologia, fatta per durare nel tempo (anche per vincere la competizione). Un esempio che spiega la contraddizione del capitalismo potrebbe essere questo: un dentista per guadagnare necessita di curare le carie, ma poi insegna al cliente a lavarsi bene i denti. Cioè fa parte della sua missione un insegnamento che mina alla base la sua possibilità di guadagno. Senza contare che la tecnologia non sempre evolve in rapporto al tempo. Ho sentito persone dire che un noto programma per computer funziona in modo peggiore della sua versione precedente. E quando un prodotto appare perfetto, viene cambiato con uno di cui non si capisce niente circa il suo funzionamento e (presunto) miglioramento: così, solo per cambiare, per indurre ad acquistare, evolvendo spesso in peggio. Un’altra considerazione può essere la seguente:

1.] senza i mutui subprime, le banche erano povere ? era proprio necessario arricchirsi di più in questo modo ?
2.] ma al di là di questo facile moralismo, è davvero possibile che la crisi sia stata causata solo da essi ? Non è piuttosto vero che la crisi è dovuta al senso stesso della finanza, volta a creare ricchezza “sul nulla” (senza una base produttiva reale), e che essa è esplosa tempestivamente (provvidenziamente) prima che le contraddizioni, che sarebbero comunque esplose prima o poi, si accumulassero di nascosto ancora più approfonditamente e gravemente ?

Non solo la finanza, ma l’intero sistema capitalistico deve essere ripensato, riprogettato. A livello ideologico, a livello di sistema complessivo. E questo è difficile, perché l’aggressività dell’uomo, unita alla sua volontà di arricchimento, può trovare sfogo ed argine solo nella libertà e nella competizione. Davvero, paradossalmente, il mondo attuale, guidato dalla Provvidenza, non solo è l’unico che ci è dato, ma è il migliore di quelli possibili, perché (almeno in Occidente e in democrazia) l’uomo è libero, e sebbene può essere disoccupato, almeno ha la sensazione di non dipendere da un potere umano avverso, che sia dovuto all’arroganza degli uomini anziché (com’è) al destino (o alla fortuna). Riprogettare il mondo è difficile, perché l’autorità che lo facesse si renderebbe responsabile davanti agli uomini di tutti i loro problemi, di tutte le loro aspettative e quindi illussioni e delusioni, di tutta la loro aggressività. Oggi invece si può soffrire ma ci si sente liberi. Il sistema economico e politico migliore dovrebbe poter pianificare la vita di tutti, riuscendo nel contempo a gestire la mediazione del conflitto sociale, simulando o replicando le virtù politiche del sistema democratico liberale. In assenza di un tale modello, certamente il sistema liberista è il migliore possibile, quello storicamente dato e vincente, l'unico attualmente possibile.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le cause della crisi mondiale
MessaggioInviato: 01/03/2009, 15:34 
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Iscritto il: 14/02/2009, 11:44
Messaggi: 41
Io ho sentito parlare di milioni di casi, non di 100'000.
Bisognerebbe stabilizzare le cifre.
Sui subprime, non è che le banche USA se li siano andati a cercare di propria iniziativa, per guadagnare.
Sono state indotte a farlo, dai programmi governativi di sostegno alla abitazione privata delle classi deboli.
Le banche che davano corridoi preferenziali a questi casi, avevano piu' aiuti statali. Soldi.

Parliamoci chiaramente, se c' un mercato meno libero e piu' ingessato tra tutti in USA, è il mercato della abitazione. La crisi dei subprime è la crisi che mostra come il sussudio pubblco in un mercato, se fatto malamente, sia dannoso per tutta l'economia. Non solo americana. Mondiale.

Questo mostra che non è tanto il sistema capitalistico a dover essere ripensato (e chi mai sarebbe cosi' saggio da riuscirci, visto che un genio come Marx ha sbagliato tutto?) ma piuttosto il sistema dei sussidi pubblici, imposti alla economia privata da politici in cerca di gloria e voti.

La crisi USA è iniziata da due banche semipubbliche come Fannie Mae, Freddie Mac, obbligate dal governo usa a prestare soldi a persone in possesso del 3% del capitale, (prestando quindi il 97% del resto).
Questi prestiti ad alto rischio sono stati cartolarizzati (temine che non crea brividi ad alcun tremonti di turno, ma me si') e nascosti sotto il tappeto dalla finanza creativa. È l'incognita su questo nascondimento che blocca, da mesi, ogni movimento di capéitale tra le banche.

Parlandoci chiaramente, in NESSUN mercato libero NESSUNA banca avrebbe accettato imposizioni governative per prestare il 97% del capitale a soggetti impossibilitati a rendere l'invenstimento in caso di crisi.

Non si tratta quindi di una crisi del libero mercaot ma al contrario, diuna crisi delle imposizioni statalio USA l aliibero mercato. vero che esso ha accattato in cambio di ampi sussidi. Tutot il mondo è paese?

Francesco

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Il mondo è così grande che mi sento una formica.


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 Oggetto del messaggio: Considerazioni sul capitalismo
MessaggioInviato: 02/03/2009, 22:00 
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Iscritto il: 04/02/2009, 15:47
Messaggi: 57
Secondo me Marx non ha sbagliato tutto, perché ha previsto ad esempio le crisi da sovraproduzione. Il sistema economico potrebbe essere diviso in due parte, relativamente autonome, la cui autonomia viene ottenuta dall’uso di due differenti monete. Il sistema economico pubblico (sistema di economia pubblica), constituito da un’economia di sussistenza, volta a garantire condizioni di vita dignitose a tutti gli uomini. Questo sistema è la base economica minima, uguale per tutti gli uomini. Vengono prodotti beni pubblici standard, tutti uguali e di poco costo, e possono essere scambiati solo con moneta pubblica. Esso è pianificato. Poi c’è il sistema economico privato (sistema di economia privata), di tipo meritocratico, che dalla base uguale per tutti permette di arricchirsi in base al merito, e questo determina graduatorie che danno luogo a diritti: i lavori migliori, più pagati, più appaganti. Il merito è stabilito in base allo studio e al lavoro. Questo sistema è libero, competitivo, e funziona con moneta privata. Le due monete possono essere cambiate solo dall’autorità pubblica, perché non accada che il secondo sistema acquisisca beni pubblici per competere a prezzi inferiori. Una volta che tutti gli uomini possono contare su una casa e uno stipendio, che cosa li spingerà ad arricchiersi, se non c’è più lo stimolo negativo della povertà ? La motivazione va cercata nella religione, che esorta gli uomini a fruttare i propri talenti. Questo sistema economico, di tipo misto, non è il capitalismo, ma non è neanche il comunismo. Esso apprezza la ricchezza, e elimina la povertà. Potrebbe essere la cosiddetta “terza via”.


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 Oggetto del messaggio: Re: Considerazioni sul capitalismo
MessaggioInviato: 05/03/2009, 8:11 
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Iscritto il: 14/02/2009, 11:44
Messaggi: 41
androcom ha scritto:
Il sistema economico potrebbe essere diviso in due parte, relativamente autonome, la cui autonomia viene ottenuta dall’uso di due differenti monete. ....... Le due monete possono essere cambiate solo dall’autorità pubblica, perché non accada che il secondo sistema acquisisca beni pubblici per competere a prezzi inferiori. .

Decisamente interessante e, per quanto ne so, originale.
Una domanda. Le due monete sarebbero cambiate solo dall'autorità pubblica (quindi non in banca, immagino) ma sulla base di quale rapporto di cambio? Fisso (come poteva essere il rublo sovietico) oppure determinato dal mercato sulla base del valore di scambio? E come fa con la moneta pubblica uno ad acquisire beni dell'economia privata? (un televisore, per esempio).
Deve cambiarli andando alla banca d'Italia?
Come verrebbero pagati i dipendenti pubblici? Nel senso di "con quale moneta"?

Ciao,
Francesco

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Il mondo è così grande che mi sento una formica.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le cause della crisi mondiale
MessaggioInviato: 05/03/2009, 17:26 
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Iscritto il: 04/02/2009, 15:47
Messaggi: 57
Chi lavora (sia dipendente pubblico che dipendente in impresa privata) già agisce sul circuito privato. Il sistema pubblico non è per chi lavora, ma per chi non lavora per sua colpa (il sistema deve escludere disoccupazione non colpevole). Anche chi non lavora, per sua colpa, non deve morire di stenti, essere senza casa e senza cibo, ma deve avere condizioni di dignità, per sollevarsi e riscattarsi quando vuole (avendo sempre una possibilità), condizione dalla quale egli deve poter esicre per scegliere di lavorare e così entrare nel circuito privato (virtuoso). E i poveri attuali ? Essi non sono per il sistema pubblico, ma per quello privato, che deve escludere la povertà, e ciò lo si ottiene semplicemente perché il sistema privato non è capitalistico e non funziona secondo le leggi dell’economia politica attuale (che tende a escludere la piena occcupazione). Tutto il sistema economico (fatto dei due circuiti, pubblico per i pigri e privato per i virtuosi) abolisce la povertà e dà lavoro a tutti coloro che vogliono lavorare. Chi lavora appartiene al sistema privato, cioè competitivo e meritocratico. Il sistema di economia pubblica è certamente la base di partenza, garantita a tutti, per poi arricchirsi. Chi lavora è virtuoso, e quindi può competere. Per base di partenza intendo la base di chi non lavora, e quindi il minimo garantito anche ai poveri attuali, che non lavorano. Ma poi a tutti viene data la possibilità di lavorare, e quindi di arricchirsi. Avevo pensato anche a un altro tipo di moneta (quindi ci dovrebbero essere tre tipi di moneta), valida solo per i dipendenti pubblici. L’apparato dello stato potrebbe essere un corpo autonomo e separato dalla società, e chi vi appartiene non è privilegiato nel vizio, ma nella virtù. Esistono le imprese pubbliche, e queste, che competono con quelle private, devono essere i modelli perfetti delle imprese, concepite dall’economia aziendale, cioè “campi di sperimentazione scientifica” per verificarne le ipotesi (in un mercato scientificamente perfetto). I dipendenti pubblici hanno una loro specifica “vocazione”, e quindi dovrebbero vivere in un sistema economico altro e diverso da quello libero e privato. Un sistema “modello”, più virtuoso di quello privato. Quasi ascetico. Vorrei dire che lo stato dovrebbe realizzare al proprio interno quasi il perfetto “comunismo”, solo relativamente alle risorse statali, non a quelle private.
Quindi ci sono tre circuiti: il privato (virtuoso), il pubblico in senso statale (virtuoso), e il pubblico concernente la dignità e le basi minime di sopravvivenza (non virtuoso, per chi non lavora). Ogni sistema ha la sua moneta. La differenza tra le monete a me era venuta in mente, perché grazie a questo sistema, ad esempio, non si correrebbe più il pericolo di alterare la concorrenza nel Primo Mondo sfamando il Terzo Mondo.
Riguardo alla domanda sul televisore, chi ha moneta pubblica (o meglio moneta “povera”, o moneta “standard”), cioè chi non lavora (un povero colpevole), non può comprare un televisore “di marca”, perchè per farlo deve avere moneta privata, ma questa può averla solo chi lavora, cioè compete. Una questione è se la società deve imporre la competizione per potersi arricchire.
In un’altra pagina del Forum, Francesco aveva fatto questa domanda, estremamente problematica. Se nel sistema economico lavorano le macchine, e le macchine sostituiscono il lavoro umano, l’uomo cesserà di lavorare ? E’ auspicabile questo ? E se non si lavora più, cessato ogni lavoro, quale sarà la fonte di reddito ? Rispondo come posso (è una risposta certa ma anche incerta: certa perché fondata sulla fede, incerta perché non fondata scientificamente): il Vangelo dice che bisogna fruttare i talenti, quindi l’uomo dovrà sempre essere virtuoso, dovranno sempre esserci i laureati e i docenti, e le categorie professionali, ecc. Forse spariranno gli operai, i contabili, certi altri mestieri, ma l’uomo dovrà sempre soffrire per vivere (sofferenza che corrisponde alla virtù), perché ciò che conta non è il benessere (garantito dalle macchine), ma la salvezza ultramondana.


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